Considerazioni generali
Il regno vegetale rappresenta una bella fetta della nostra Terra, ha colonizzato praticamente tutto il pianeta sia sulle terre emerse che in quelle marine, ma anche in nelle condizioni ambientali inospitali e più estreme. Gli organismi vegetali più semplici sono quelle alghe o quei funghi costituiti da una sola cellula e perciò detti unicellulari, oppure costituiti da più cellule  e detti  pluricellulari, ma organizzati con struttura elementare che si discosta dalle piante vere e proprie.

I funghi  vanno  dalle dimensioni  sull’ordine del milionesimo di metro di un lievito unicellulare o poco di più di una muffa fino ai funghi usati in cucina con peso espresso in chilogrammi. Molto originale e astuta è  la simbiosi dei funghi unicellulari con le alghe che va a costituire i licheni, organismi veramente speciali che sono adattati a vivere in condizioni impossibili per i suoi costituenti se divisi, ma anche per altri vegetali. I licheni costituiscono gli autentici pionieri della riproduzione vegetale: sono il primo organo vegetale ad adattarsi ad un nuovo ambiente.  Si arriva poi alla pianta vera e propria. Questo termine generico sta ad indicare un organismo con una struttura  organizzata e costituito da innumerevoli cellule  che hanno un rivestimento esterno rigido di cellulosa che costituisce  la sua impalcatura.  Può essere lo stelo, nel caso di una pianta erbacea  come la lattuga  oppure il fusto di una pianta arborea. Le piante verdi contengono all’interno delle cellule la clorofilla, un pigmento verde che raccoglie l’energia solare e tramite il processo della fotosintesi la trasforma in energia chimica. La pianta è un vero e proprio laboratorio dove nel processo chimico di fotosintesi  assorbe anidride carbonica dall’aria circostante ed emette ossigeno.  Il nostro organismo fa esattamente il contrario e prende ossigeno dall’aria ed emette come scarto proprio l’anidride carbonica utilizzata dalle piante. Come si vede dovremmo stare a contatto con le piante almeno dal punto di vista fisiologico.  Le dimensioni di queste piante dette superiori grazie alla detta struttura e alla organizzazione cellulare, vanno dai pochi millimetri della minuscola sassifraga, che vive a contatto delle rocce, fino agli alberi di enormi dimensioni come il maestoso baobab africano o la gigantesca sequoia americana che raggiunge i 110 m di altezza e i 15 metri di diametro: un gigante considerato il più grande organismo vivente.

La flora è una fonte di ricchezza immensa dalla quale l’umanità ha sempre attinto e a piene mani per trarre svariati benefici e mezzi di sostentamento come per esempio l’uso di piante a scopo terapeutico o a scopo alimentare. L’uso terapeutico delle piante si perde nella notte dei tempi e ci viene  dalla  mitologia greca dove si descrive il centauro Chirone a farne uso ed essere il depositario della sapienza. Egli ha avuto tra i suoi allievi Asclepio, promosso poi a dio della medicina. Ancora dalla Iliade di Omero, il  libro che oltre a poetare sull’epilogo della guerra di Troia contiene una serie di conoscenze sul modo di vivere del tempo, apprendiamo che le ferite dei guerrieri venivano prima medicate e poi spalmate con degli unguenti dal potere antidolorifico e astringente ottenuti da quelle erbe medicamentose tramandate proprio dalla sapienza di Chirone. La conoscenza e l’uso delle piante fitoterapiche si è protratta fino alla meta dell’Ottocento quando alcuni industriali della chimica, come Dow e Du Pont,  hanno cominciato a finanziare a suon di milioni di dollari le università americane per lo studio farmacologico delle sostanze di sintesi. Le sostanze di sintesi sono brevettabili e quindi con valore economico aggiunto rispetto ai fitoterapici che non sono brevettabili.  Da quel momento l’industria chimica  ha trovato un fortissimo interesse commerciale nel farmaco di sintesi cercando sempre la via del brevetto e si è impossessata della medicina occidentale.  Tuttavia ancora oggi nel regno della industria farmaceutica esistono  farmaci che derivano da estratti da piante officinali. Per esempio i fiori della digitale purpurea (Digitalis purpurea L.) contengono sostanze  come la  digossina e la digitossina usate come farmaci in cardiologia. La loro fonte naturale è l’unica possibile in quanto tali sostanze non sono replicabili sinteticamente data la complessità della struttura chimica.

Venendo agli usi alimentare, gli animali erbivori si basano esclusivamente sui vegetali e anche nell’uomo giocano un ruolo determinante come apportatori di sostanze  tra cui alcune proteine, molte vitamine e sali minerali, essenziali per regolare svariate funzioni organiche.

 

http://www.areaparchi.it/pdf/quad9.pdf