È autunno e sugli alberi e nei mercati spunta il melograno, un frutto rubicondo, pieno di semi lucidi come gemme, che evoca sapori acidi e dolci insieme: un concentrato di storia, mito, simboli, e ovviamente di gusto, specialmente nella cucina mediterranea. Proviamo a scoprirlo insieme?
Il melograno: origini, natura e diffusione
Il melograno (Punica granatum) è una pianta coltivata da migliaia di anni: originaria probabilmente dell’area che va dall’Iran fino all’Himalaya nord-occidentale, fu diffuso verso ovest da popolazioni come i Fenici, che lo portarono in Siria, Libano, Nord Africa, Sicilia e Spagna.
I Romani lo chiamavano Punicum malum, cioè “mela fenicia” o “mela punica”, da cui il nome botanico Punica granatum. È uno dei frutti più “autunnali” che ci siano: matura fra ottobre e novembre nella maggior parte delle aree mediterranee, quando le giornate si accorciano e il calore estivo si ritira.
Il melograno, Persefone e il richiamo dell’oltretomba
Forse la leggenda più famosa legata al melograno è quella di Persefone. Nella mitologia, Persefone, figlia di Demetra, viene rapita da Ade e portata negli Inferi. Là le viene offerto del melograno; mangiare anche solo qualche seme diventa vincolante: infatti, per ogni seme mangiato, Persefone è costretta a passare un periodo dell’anno nell’oltretomba. È da qui che nasce il mito del ciclo delle stagioni: primavera ed estate sono i mesi in cui Persefone è con la madre, autunno e inverno quando resta negli Inferi. Un mito affine è quello di Side, moglie di Orione: secondo una versione Side sfida Era in bellezza e la dea si vendica trasformandola in un albero di melograno.
La simbologia religiosa e culturale del melograno
Nella tradizione ebraica, il melograno è spesso citato insieme alla vite e all’ulivo come frutto archetipo della buona terra, dell’abbondanza e della fecondità. Si dice anche che i suoi semi corrisponderebbero (o siano vicini) al numero dei precetti della Torah (613), come simbolo di rettitudine e integrità. Nella simbologia cristiana il melograno assume significati di resurrezione, unità nella molteplicità (i numerosi semi dentro un solo frutto), e anche comunione dei santi. Nel Rinascimento, Gesù bambino viene talvolta raffigurato con una melagrana e nei dipinti e nelle decorazioni liturgiche, il frutto spesso simboleggia la speranza, la vita che vince la morte.
Melograno nella cucina mediterranea: tradizione e creatività
Nella dieta mediterranea, il melograno è stato usato in molti modi: fresco o spremuto, consumato come bevanda o come ingrediente in salse e condimenti. In Grecia, per esempio, il succo si usa per preparare condimenti per insalate, marinature per carne, oppure dolci e conserve. I semi possono essere mangiati al naturale come frutta da dessert, mescolati a yogurt, cereali, insalate, oppure usati come guarnizione colorata nei piatti, per esempio su formaggi, su pesce arrosto, o su piatti di carne. Il melograno entra anche in alcune cucine mediorientali o persiane in piatti come il fesenjoon, o come elemento acidulo in piatti di carne.
Innovazioni e piatti contemporanei
Chef e appassionati oggi impiegano il melograno in piatti fusion, nei cocktail, nei dessert, persino nei piatti salati più sofisticati, per il suo equilibrio tra dolcezza, acidità e croccantezza. Alcuni esempi tipici? Insalata con melograno, rucola, feta, noci o mandorle, ricca di contrasti di colore, consistenze e sapore. Filetto di pesce o pollo con riduzione di succo di melograno e vino, accompagnato da verdure autunnali. Gelati, sorbetti, crostate, cheesecake con salsa di melograno o con i suoi semi sparsi. Bevande e dessert al cucchiaio come smoothies, yogurt, puding che sfruttano la freschezza dei semi.
Il melograno, valori nutrizionali e sostenibilità
Oltre al valore culturale e culinario, il melograno è un frutto ricco di sostanze benefiche: antiossidanti, vitamine (specialmente vitamina C), fibre. È studiato per potenziali proprietà antinfiammatorie, per la salute cardiovascolare, e in alcune tradizioni popolari, anche come aiuto digestivo o tonico. Dal punto di vista agricolo, è una coltura relativamente robusta: tollera climi caldi e semi-aridi, ma richiede estati calde e inverni miti per maturare bene. Questo lo rende adatto al clima mediterraneo, ma anche suscettibile ai cambiamenti climatici, che potrebbero alterare i tempi di maturazione o la resa.
L’immagine di copertina è stata realizzata da un programma di intelligenza artificiale.

Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.