Quando l’estate si accende sotto il sole cocente della Pianura Padana c’è un frutto che domina le tavole, i mercati e i ricordi di chi vive o visita l’Emilia-Romagna: l’anguria di Ferrara IGP. Riconoscibile per la sua polpa rossa intensa, la dolcezza inconfondibile e il gusto fresco, ottima nelle giornate più afose, questa eccellenza ortofrutticola è espressione della cultura agricola ferrarese e di una lunga tradizione contadina. L’anguria di Ferrara ha ottenuto la certificazione IGP solo nel 2016 ma a coronamento di un percorso iniziato ben prima, attraverso la valorizzazione delle peculiarità pedoclimatiche della zona e delle tecniche agronomiche adottate dai produttori locali.
Il disciplinare di produzione prevede che venga coltivata solo in un’area ben delimitata della provincia di Ferrara e in parte di quelle limitrofe di Bologna, Ravenna e Mantova. È proprio il suolo sabbioso, ben drenato, ricco di minerali e con una buona esposizione solare, a contribuire al profilo organolettico unico di questo frutto.
Caratteristiche distintive dell’anguria di Ferrara
Chi ne assaggia una fetta capisce subito di avere davanti un prodotto diverso da qualunque altro. Il primo impatto è visivo: la polpa è rosso rubino, quasi brillante, segno di un’ottima maturazione e ricchezza di licopene, un antiossidante naturale. La buccia è sottile ma resistente, di colore verde scuro con striature chiare. Il contenuto zuccherino è elevato, ma ben bilanciato da un’acidità delicata, che rende l’anguria di Ferrara particolarmente rinfrescante e mai stucchevole. In commercio si trovano diverse varietà certificate: tradizionale con semi per i puristi del gusto; senza semi (seedless), più apprezzata da chi cerca comodità nel consumo; mini anguria, più piccola ma con le stesse caratteristiche organolettiche, pensata per nuclei familiari ridotti.
Una storia di terra e d’acqua
La coltivazione dell’anguria nel ferrarese ha una lunga storia che affonda le radici nell’Ottocento, ma trova la sua espansione significativa nel Novecento. Dopo la bonifica delle Valli del Mezzano, negli anni ’30 e ’50, si creano le condizioni ideali per una produzione ortofrutticola intensiva: terreni fertili, irrigazione controllata, esposizione favorevole al sole e una cultura agricola già consolidata. Già negli anni ’60 e ’70 l’anguria ferrarese comincia a farsi un nome anche fuori regione, diventando una delle principali colture estive dell’area. La zona attorno a Bondeno, Codigoro, Jolanda di Savoia, Ostellato e Portomaggiore si specializza nella coltivazione di cocomeri di alta qualità, facendo della provincia di Ferrara il primo produttore nazionale.
Il ruolo del Consorzio di tutela
Il Consorzio di tutela dell’anguria di Ferrara IGP ha un ruolo fondamentale nel garantire la qualità, la tracciabilità e la promozione del prodotto. L’ente si occupa del rispetto del disciplinare, promuove studi e innovazioni agronomiche, coordina le attività di marketing e valorizzazione, e s’impegna a diffondere la conoscenza di questa eccellenza italiana anche all’estero. Ogni frutto certificato IGP viene etichettato con un bollino numerato, che consente di risalire al lotto di produzione, garantendo così trasparenza e affidabilità per il consumatore.
Dove e come gustarla
Durante l’estate, le angurie di Ferrara si trovano in abbondanza nei mercati, nei supermercati e direttamente nei punti vendita dei produttori locali. La stagionalità è un elemento fondamentale: la raccolta avviene da fine giugno fino a metà settembre, con il picco qualitativo tra luglio e agosto. Quest’anguria è perfetta da gustare al naturale, ben fredda, tagliata a fette o a cubetti. Ma le sue possibilità in cucina sono sorprendenti: può essere protagonista di insalate fresche, accompagnata da feta, menta e lime; può arricchire un carpaccio di pesce crudo o essere frullata per ottenere smoothie e cocktail dissetanti.
Nella tradizione contadina non mancavano le versioni “da dispensa”: anguria in agrodolce, gelatine e perfino marmellate con la parte bianca della buccia, oggi tutte riscoperte dagli chef più creativi.
L’anguria come simbolo culturale
A Ferrara l’anguria è parte dell’identità collettiva. Ogni estate si moltiplicano le sagre e feste popolari dedicate al cocomero dove è possibile assaggiare le migliori varietà locali, assistere a gare di velocità nella sbucciatura e partecipare a laboratori e show cooking. L’anguria rappresenta anche un valore sociale: è il frutto che si condivide nei campi, nei cortili, tra amici e parenti durante le giornate più calde. Il gesto di offrire una fetta di cocomero è un piccolo atto di ospitalità radicato nella cultura di quei luoghi.
Benefici nutrizionali
Oltre al gusto irresistibile, l’anguria di Ferrara offre numerosi benefici per la salute. È ricca d’acqua (oltre il 90%), perfetta per idratarsi naturalmente; contiene vitamine A e C, utili per la pelle e il sistema immunitario; è poco calorica (circa 30 kcal per 100 g), ideale anche per chi segue un’alimentazione leggera; grazie al licopene, ha proprietà antiossidanti e aiuta a contrastare lo stress ossidativo. Un frutto dunque non solo buono, ma anche sano.
L’immagine di copertina è stata creata da un programma d’intelligenza artificiale.

Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.