Non credo che ad Anthony Bourdain, se fosse vivo, piacerebbe essere idolatrato e santificato come spesso accade a chi non c’è più, anche se non lo merita. Questo cuoco americano, bello e avventuroso, ha avuto una vita complicata, difficile, piena di errori e, alla fine, la depressione se l’è portato via in un pomeriggio di giugno del 2018. Tuttavia, Bourdain ha avuto molti pregi che ce lo fanno amare forse di più di tanti chef che hanno lasciato in eredità piatti indimenticabili. Anthony ha raccontato il mestiere del cuoco per quello che è, svelandone anche miserie e mistificazioni. Poi se n’è andato in giro per il mondo a raccontare le varie cucine popolari di ogni posto che visitava. Ha preparato piatti umili e semplici assieme a persone che camminavano scalze e avevano vestiti rattoppati; ha mangiato con bambini poveri e diseredati mettendosi lui ai fornelli. Da tutto questo ne ha tratte delle serie televisive che l’hanno reso famoso in tutto il mondo. Da noi, in Italia, forse la più conosciuta è “Il Cuoco Vagabondo”. E, in questo modo, ha portato noi tutti a scoprire idee e sapori nuovi, aiutandoci a cambiare prospettiva e a uscire dal nostro provincialismo. Raccontiamo con ordine.
Anthony Bourdain, giovinezza e dissolutezza
Anthony Michael Bourdain nasce a New York il 25 giugno del 1956 da una famiglia di origini francesi.

Il ragazzo comincia subito male perché lui stesso racconterà in seguito che la sua gioventù fu dissipata e all’insegna della droga, in piena rotta di collisione con la famiglia. Ma proprio in quegli anni giovanili sboccia in lui la passione per la gastronomia. Cresciuto nel New Jersey, viene influenzato dalle cucine che trova nel quartiere e da quella della sua famiglia che riecheggia quella francese. Inizia da subito a mettersi alla prova in ristoranti di vario tipo e in diverse città, maturando una profonda comprensione del mondo gastronomico grazie alla sua spiccata intelligenza e sensibilità. Le sue abilità e dedizione lo portano alla Culinary Institute of America, dove si perfeziona. Questo ente è una delle scuole di cucina più prestigiose e rinomate al mondo. Fondata nel 1946, la CIA ha la sua sede principale a Hyde Park, nello stato di New York. È stata voluta da Frances Roth e Katherine Angell con l’obiettivo di fornire una formazione di alta qualità per coloro che desiderano intraprendere una carriera nelle arti culinarie e nella gestione dell’ospitalità. Ovviamente Bourdain eccelle e, quando finisce il suo periodo di studio e pratica, torna a lavorare nei ristoranti di New York fino alla prima svolta della sua carriera: diventa chef esecutivo alla Brasserie Les Halles, un ristorante di cucina francese dall’ambiente assolutamente informale vicino a Central Park, molto amato dagli uomini d’affari, da personaggi famosi ma frequentato anche da turisti. Grazie alla sua abilità e alla sua personalità carismatica il nostro diventa un beniamino del Les Halles. E alcuni suoi piatti diventano iconici come il petto d’anatra, la bouillabaisse, le torchon di foie gras e la tartare, nonchè la bistecca con patate Bourdain.
Anthony Bourdain scrittore senza peli sulla lingua
Proprio mentre è chef executive in questo ristorante, arriva la seconda svolta nella carriera di Bourdain. Nel 2000 esce il suo libro forse più famoso (ne ha scritti tanti): “Kitchen Confidential: Adventures in the Culinary Underbelly” (Riservato in cucina: avventure nel ventre culinario). In questo volume, famosissimo e venduto ancora oggi, descrive il “ventre molle” della ristorazione partendo dal suo primo “arruolamento” estivo come membro di una “brigata” nel ristorante di una località turistica, passando poi per la formazione accademica e per il mondo del lavoro come chef vero e proprio. Facendolo, non nasconde l’aspetto più umano della sua esperienza, raccontando delle persone che lavorano in una cucina, delle loro idee e dei loro sogni. E, soprattutto, illumina gli angoli più nascosti, depravati e sordidi del mondo della ristorazione. Non è tenero neanche verso se stesso: parla della sua esperienza come tossicomane incallito, della sua altalenante carriera, delle dinamiche dei rapporti umani, a volte pessimi, che si perpetrano oltre le porte di una cucina professionale. Oltre a ciò, nel libro si respira amore vero per la cucina e per il cibo. Ci si trovano tanti consigli utili su come far funzionare un ristorante e non mancano neppure le note comiche. Insomma, Bourdain si rivela anche uno scrittore interessante, oltre che cuoco provetto.
Anthony Bourdain esploratore del cibo
La terza svolta nella vita di Bourdain, che ne amplifica ancora di più la fama, arriva quando si trasforma in un narratore di viaggi e cibo in televisione. La serie televisive che lo vedono protagonista sono tutte un successo, vengono vendute in tutto il mondo e Bourdain diventa milionario. In questo periodo è sposato con Ottavia Busia, una donna italiana conosciuta sul lavoro che gli darà la figlia Ariane. La moglie, in seguito, diventerà un’atleta di arti marziali miste con grande fortuna. Il risultato è che la coppia, per il fisco americano, vale qualcosa come 16 milioni di dollari. Tornando alle sue trasmissioni televisive, queste lo portano in tutto il mondo, a esplorare culture culinarie uniche e a incontrare persone straordinarie lungo la strada. La sua autenticità e la sua capacità di connettersi con tutti, hanno reso questi spettacoli di Bourdain un fenomeno internazionale.
Anche perché lui non si limita a esplorare piatti esotici o ristoranti di lusso. La sua curiosità lo porta a immergersi nelle cucine di strada, a mangiare con le persone comuni e condividere storie di vita commoventi. Quest’approccio ha reso il suo lavoro più di un semplice spettacolo culinario; era una finestra aperta sul mondo attraverso il cibo. Non solo, spesso parlava della diversità culturale, della quale era un sostenitore, e pensava che la comprensione fra le persone potesse giungere attraverso il cibo. Nei luoghi che visitava e nei quali cucinava, spesso evidenziava le ingiustizie sociali e le disparità economiche, regalando una finestra mondiale a coloro che altrimenti sarebbero rimasti inascoltati.
Ciao Anthony!
L’8 giugno 2018 Anthony Bourdain si toglie la vita nel bagno della sua camera nell’albergo Le

Chambard a Kaysersberg, nelle vicinanze di Strasburgo, in Francia. In quel periodo era legato sentimentalmente ad Asia Argento, nota attrice italiana con la quale aveva avuto un’accesa discussione soltanto poche ore prima del decesso. Parlando della sua morte, l’attrice dichiarò in tv: “Incolpano me per il suicidio di Anthony. Io per prima mi sono attribuita questa colpa, è impossibile non farlo. Ma credo sia riduttivo dire che una persona arriva a togliersi la vita per un litigio. Non è mai così. Anthony era un uomo intelligentissimo ma molto fragile”.
Che dire ancora? Bourdain è stato molto più di un cuoco e narratore televisivo. La sua vita e la sua carriera sono state un inno all’esplorazione, alla diversità e alla connessione umana. La sua eredità vive nel Les Halles, dove ripropongono i suoi piatti, nei suoi libri e nelle trasmissioni tv. Di certo sarà per sempre ricordato come un cuoco fuori dagli schemi; un viaggiatore che ha fatto conoscere il mondo attraverso la condivisione del cibo e di tante storie.

Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.