Una ciclogita tutta in pianura di circa 88 chilometri fra andata e ritorno, dal nostro hotel fino al Parco delle

Il faro del porto di Rimini (Archivio fotografico Assessorato Turismo Comune di Rimini). In copertina, un’immagine tratta da pxhere.com.

Saline di Cervia. Impegnativo per la distanza ma senz’altro ricco di sorprese nella parte finale. Partendo dal nostro albergo, prendete la ciclabile di fianco al lungomare e proseguite in direzione di Rimini fino ad arrivare al porto canale del capoluogo. Risalitelo prendendo via Destra del Porto fino al ponte della Resistenza. Lo oltrepassate e prendete via Coletti. Da questo punto in poi dovrete stare attenti perché fino a immettervi in via Toscanelli (avrete quasi sempre il mare alla vostra destra come punto di riferimento), non avrete un percorso privilegiato per le vostre bici. Prendete via Toscanelli e proseguite sempre dritto avendo l’Adriatico alla vostra destra. Il blu del mare vi farà compagnia per l’intera escursione. Toccherete quartieri marinari come Viserba, Viserbella, Torre Pedrera Igea Marina e cittadine come Bellaria, Gatteo Mare e Cesenatico. A Cesenatico attraversate il porto canale Leonardesco (magari fermatevi per qualche foto) e poi proseguite per Tagliata e Pinarella: siete arrivati a Cervia. Arrivati all’altezza di via Milazzo, girate a sinistra e, alla rotonda, prendete per via Fusconi e poi per via Pineta Formica. Questa ci porterà sulla Strada Statale. Girate a destra e, dopo poche centinaia di metri, troverete il parco delle Saline alla vostra sinistra.

Sul Parco delle Saline di Cervia, possiamo dirvi che la forma più antica di estrazione di sale marino è quella

Una veduta dall’alto delle Saline di Cervia (foto Apt Servizi – Regione Emilia-Romagna).

per evaporazione solare e si ottiene nelle saline. In pratica, l’acqua di mare viene indirizzata in vasche impermeabilizzate di grande estensione e bassa profondità, dove sosta per un tempo variabile a seconda delle caratteristiche costruttive e del clima e, per effetto dell’irraggiamento solare, si concentra in una densa salamoia che, col crescere della concentrazione, viene trasferita in vasche sempre diverse. Lo scopo di questa raffinazione è l’eliminazione dei sali diversi dal cloruro di sodio fino a ottenere il prodotto voluto. In Italia, le principali saline si trovano a Trapani, in Sicilia, dove il sale marino è inserito tra i prodotti agroalimentari tradizionali siciliani; a Margherita di Savoia, in Puglia; a Cagliari, in Sardegna e, appunto, a Cervia.

Un salinaro al lavoro (Foto Apt Servizi – Regione Emilia-Romagna).

Cervia rappresenta una particolarità fra le saline italiane perché si trova molto a nord e il suo Il sale è dolce. Infatti, le caratteristiche delle sue vasche e la composizione chimica del mare Adriatico, fanno in modo che il prodotto che se ne ricava sia costituito di cloruro di sodio purissimo, con una quasi inesistente presenza degli altri cloruri. Inoltre, la scelta di non essiccare artificialmente, né di sbiancare chimicamente il sale, lo lascia integrale e ad alta solubilità. Il sale dolce di Cervia mantiene, l’umidità che gli deriva dal suo percorso nelle vasche e anche il suo colore tipico, che non è bianchissimo, ma anzi ha in sé tutte le sfumature del rosa e del grigio che gli derivano dal percorso produttivo.

Per il Monopolio di Stato la salina di Cervia (piccola in confronto alle immense saline siciliane e pugliesi, dove, tra l’altro, il sale si raccoglie più volte l’anno, grazie a condizioni climatiche diverse da quelle del nord dell’Italia) era considerata “antieconomica”. Per i cervesi, al contrario, era fondamentale che la produzione del sale non cessasse, per evitare l’impaludamento del territorio. Quindi hanno continuato a produrre con le proprie forze, creando il Parco della Salina di Cervia il quale organizza visite guidate e manifestazioni per far conoscere la propria storia a turisti, scuole e studiosi. Se organizzate il tour in bici con un certo anticipo, potrete forse prenotare una visita guidata.