Nel 2022, questo blog si occupò dell’Orto dei Frutti Dimenticati realizzato dal poeta Tonino Guerra a Pennabilli. Se avrete la pazienza di leggerlo, ci troverete la descrizione dei frutti che questo grande creativo aveva saputo ripescare e far tornare in vita. Una pianta della quale non trattammo allora ma che può davvero essere annoverata tra le gemme dimenticate della flora mediterranea è il corbezzolo. Antico, versatile e profondamente legato alla cultura e alla tradizione alimentare italiana, questo arbusto spontaneo, oggi relegato ai margini dell’attenzione gastronomica, racchiude in sé profumi, colori e sapori che raccontano il territorio.

Identikit del corbezzolo

Il corbezzolo (Arbutus unedo) è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Ericaceae. Cresce spontaneamente nelle regioni costiere dell’area mediterranea, prediligendo climi miti e terreni silicei, ben drenati e soleggiati. In Italia è particolarmente diffuso in Toscana, Sardegna, Liguria, Lazio e Puglia, spesso presente nella macchia mediterranea in associazione con lecci, ginestre e cisti.

La pianta può raggiungere i 5-6 metri d’altezza, con una chioma fitta e tondeggiante. Le foglie sono coriacee, di un verde brillante, mentre i fiori, piccoli e bianchi, hanno la forma di campanule e sbocciano tra la fine di settembre e dicembre. Una delle peculiarità più curiose del corbezzolo è la coesistenza simultanea di fiori e frutti: mentre i fiori si sviluppano in autunno, i frutti maturano proprio nello stesso periodo, creando un effetto cromatico spettacolare tra il bianco dei fiori, il verde delle foglie e il rosso acceso delle bacche mature. Questo tratto ha anche un valore simbolico: si dice che il corbezzolo, con i suoi tre colori, rappresenti la bandiera italiana.

Il corbezzolo, che sapore ha?

I frutti del corbezzolo sono delle bacche tonde, di circa 2-3 centimetri di diametro. Inizialmente verdi, diventano prima gialle, poi arancioni e infine rosso vivo quando sono mature. La superficie è granulosa, quasi rugosa, e ricorda vagamente una fragola per consistenza e forma (non a caso, in alcune regioni viene chiamato “albero delle fragole”). Il sapore del frutto è dolce con una punta aspra, caratterizzato da una nota tannica che lo rende meno immediato rispetto a frutti più comuni. All’assaggio, si percepiscono sfumature che ricordano il miele, l’uva passa e il melograno, con un retrogusto leggermente amarognolo. La polpa è morbida e farinosa, con numerosi piccoli semi interni. Questo mix di sensazioni gustative rende il corbezzolo particolarmente adatto per essere trasformato: in confetture, gelatine, liquori, ma anche in miele, dove la sua componente amarognola è esaltata in modo unico (il miele di corbezzolo è, infatti, uno dei più pregiati d’Italia).

Come si mangia il corbezzolo

Il corbezzolo si può consumare fresco, raccogliendolo direttamente dalla pianta in autunno, ma il suo utilizzo più diffuso è nella trasformazione artigianale. Essendo un frutto molto delicato e facilmente deperibile, è raro trovarlo nei circuiti della grande distribuzione. Ecco alcuni degli utilizzi più comuni in cucina:

Confetture e marmellate. Il corbezzolo dà il meglio di sé in forma di confettura, perfetta per colazioni o abbinamenti con formaggi stagionati. Il suo gusto complesso crea un contrasto interessante con sapori salati o piccanti.

Liquori e distillati. In Sardegna è tradizionale il “licore de lidone”, ottenuto dalla macerazione alcolica dei frutti maturi. Ha un sapore corposo e aromatico, con una punta astringente.

Dolci rustici. In alcune zone del Centro Italia si preparano crostate e dolci da forno con corbezzoli, spesso abbinati a mele o noci.

Miele di corbezzolo. Prodotto soprattutto in Sardegna, ha un sapore molto amaro e persistente, apprezzato dagli intenditori. È anche ricco di antiossidanti.

Un uso più creativo, adottato da alcuni chef contemporanei, prevede l’impiego del frutto in salse per carni rosse o selvaggina, oppure in gelati e sorbetti dove la sua nota aspra bilancia il dolce.

Perché il corbezzolo è poco conosciuto, oggi?

Nonostante la sua ricca tradizione e diffusione spontanea, il corbezzolo è oggi un frutto quasi dimenticato. I motivi sono diversi. Ad esempio, il frutto maturo è molto delicato e deperisce rapidamente e questo ne limita la vendita su larga scala. Poi, il sapore non è immediato rispetto a frutti più dolci e universalmente apprezzati. Ancora, non essendo facilmente standardizzabile per forma e maturazione, è stato progressivamente abbandonato dall’agricoltura intensiva e con l’abbandono delle campagne e la perdita del contatto con la natura, anche la conoscenza delle piante selvatiche è diminuita.

Tuttavia, negli ultimi anni, complice il rinnovato interesse per i prodotti locali, sostenibili e a filiera corta, il corbezzolo sta vivendo una timida riscoperta. Alcuni piccoli produttori biologici lo coltivano in modo semi-intensivo, soprattutto per la trasformazione in confetture o liquori, mentre diversi chef e ristoratori lo stanno reinserendo, come accennavamo prima, nei menù come ingrediente “gourmet”.

I valori nutrizionali del corbezzolo

Oltre al valore gastronomico, il corbezzolo è un frutto ricco di vitamine (soprattutto C e A), flavonoidi, polifenoli e tannini. È noto per le sue proprietà antiossidanti, grazie all’alto contenuto di polifenoli, diuretiche e depurative utili per sostenere l’attività renale, antinfiammatorie (in particolare per le vie urinarie) e astringenti, utili in caso di disturbi intestinali. Il miele di corbezzolo, in particolare, ha mostrato attività antiossidanti e antibatteriche, tanto da essere oggetto di studi scientifici per le sue potenzialità terapeutiche.

L’immagine di copertina è stata generata da un programma di intelligenza artificiale.