Ok. Il titolo che abbiamo scelto per quest’articolo ricorda volutamente la bella serie di film “Animali Fantastici e Dove Trovarli” perché, diciamo la verità, se vi parlassero di una pecora con quattro corna, voi non pensereste subito a un quadrupede di fantasia ma per niente reale? Invece non è così. La pecora quadricorna esiste, così come esistono la capra bianca monticelliana, la gallina Ancona e l’asino nero dei monti Lepidi. Si tratta di animali a rischio estinzione che “Il Gallo Larino”, una benemerita associazione di Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone, tenta disperatamente di salvare dall’oblio.

Esemplari di pecora quadricorna.

Il Gallo Larino nasce più di tre lustri fa dalla passione di Roberto Dalia, un bancario e Cesare Veloccia, un veterinario. Per puro caso, Roberto trova su un libro la foto di una pecora con quattro corna. Lì per lì pensa a un fotomontaggio perché lui, di pecore con quattro corna, non ne aveva mai viste prima. Comincia a informarsi e, su internet, scopre che l’Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, ha pubblicato una lista di animali autoctoni del Lazio a rischio estinzione e, tra questi, figura proprio la pecora in questione definita, semplicemente, pecora quadricorna. Inizia allora una fase di ricerca tra i monti e le valli della Ciociaria ma i pastori e gli agricoltori che incontra non capiscono assolutamente quello che sta cercando, finché Roberto non trova il nome dialettale di quest’ovino: cifra (probabilmente una restrizione del nome “Lucifero”, il diavolo spesso rappresentato con quattro corna).

Chiarita la questione del nome, il protagonista del nostro racconto riesce ad acquistarne alcuni capi e ha la fortuna di incontrare Cesare Veloccia durante un’edizione di Fiera Roma Cavalli. Cesare, il veterinario, possiede anche lui pochissimi esemplari di pecora. In quel momento nascono l’associazione Gallo Larino e la fattoria che ospiterà i quadrupedi. I due mettono insieme i loro pochi capi e cominciano a tentare il salvataggio di questa razza. Oggi, dopo più di quindici anni, il gregge conta più di quaranta esemplari, è l’unico in Italia e il più grande al mondo e l’estinzione sembra quantomeno rimandata. “ Ma – avverte Roberto – finché non arriverò a cento capi e troverò il modo di darne alcuni ad allevatori che abbiano la voglia di preservarli, non mollerò l’osso perché il rischio di perdere per sempre quest’animale è ancora presente”.

La pecora quadricorna produce latte e carne ma poca lana. Secondo fonti scientifiche, se

La capra bianca monticelliana (tutte le foto sono tratte dal sito ilgallolarino.it).

allevata in maniera corretta, dà latte e carni di alta qualità e risulta molto feconda. Perché gli allevatori dell’Appennino centrale non si siano mai preoccupati di mantenerla in vita è un po’ un mistero, non fosse che, per l’appunto, il suo aspetto è quantomeno strano e inquietante e può dar adito a superstizioni. E, forse, anche l’aver quattro corna la rende una pecora “scomoda” da gestire dentro un recinto. A parte questo ovino, il Gallo Larino si prende cura di altri animali tipici del territorio frusinate. Uno di questi è la capra bianca monticelliana che, più che altro, è a rischio di erosione genetica. Si legge sul sito dell’associazione che: “La principale attitudine della capra bianca monticellana è la produzione di latte da cui se ne ricavano formaggi di alta qualità, dal sapore delicato e con un bassissimo contenuto di colesterolo. Uno dei più famosi formaggi realizzati con il suo latte è la Marzolina, Presidio Slow Food, un’interessante risorsa per diverse aree della provincia di Frosinone a rischio spopolamento. Attitudine secondaria di questa capra e per alcuni versi discutibile, è la carne di maschio giovane, il “capretto”, il quale verso i 40/50 giorni raggiunge il peso di 10/12 kg ed è molto apprezzato per il suo gusto”.

La gallina Ancona.

La presenza della gallina Ancona in Italia, invece, è seriamente compromessa. Si chiama Ancona perché era il tipo di gallina che gli emigranti dell’Appennino centrale portavano con sé a fine Ottocento, quando dal porto di Ancona salpavano per la Gran Bretagna o per gli Stati Uniti in cerca di pane e lavoro. Il risultato fu che, mentre in questi paesi questo tipo di gallina è ben presente, da noi si è quasi estinta. Ed è un peccato perché produce tantissime uova, circa 250 in un anno. Non solo: essendo una gallina che tende procacciarsi il cibo da sola; che non ama stare in pollaio e che predilige dormire sugli alberi, oggi come oggi sarebbe adattissima per allevamenti d’alta qualità a basso impatto ambientale.

L’asino nero dei monti Lepini, infine, è “tecnicamente” estinto. Ne esistono solo 25

L’asino nero dei monti Lepini.

esemplari e 13 di questi sono presso il Gallo Larino. Va ricordato che una razza animale si ritiene estinta quando ne esistano meno di 30 capi al mondo. E’ un peccato che il destino di questo simpatico “ciuccio” sembri segnato: ha nel lavoro idoneo alla soma la sua vocazione principale ed è stato storicamente utilizzato con questa mansione, anche se oggi, grazie al suo carattere vitale eppure mansueto, è più indicato per attività come la pet teraphy, l’equiturismo, il trekking. La carne è di altissima qualità, utilizzabile per produzioni di nicchia dall’alto valore aggiunto, così come il suo latte, adatto all’uso pediatrico, farmaceutico e cosmetico.

Sinceramente, noi facciamo il tifo per realtà come questa del Gallo Larino. E voi?