Nel nostro Paese, novembre non è soltanto il mese che apre le porte all’inverno: è anche il periodo in cui si celebra una delle tradizioni più sentite del mondo contadino ed enogastronomico, quella del vino novello. Questa particolare tipologia di vino, giovane e immediata, trova la sua massima espressione durante la festa di San Martino (11 novembre), data che segna il momento simbolico in cui il vino nuovo lascia le cantine per arrivare sulle tavole per accompagnare piatti autunnali e momenti conviviali.

Che cos’è il vino novello?

Il vino novello non è un vino come gli altri: si ottiene attraverso un processo di vinificazione particolare, chiamato macerazione carbonica, che consente di ottenere un prodotto fresco, fruttato e leggero in poche settimane. Questa tecnica, introdotta in Italia negli anni ’70 prendendo spunto dalla tradizione francese del Beaujolais Nouveau, permette di esaltare i profumi primari dell’uva e di ottenere vini immediatamente pronti al consumo, senza bisogno di lunghi affinamenti. Il risultato è un vino dal colore vivace, con profumi intensi di frutta rossa, note floreali e una beva facile, spesso con gradazioni moderate. Un vino che si presta non tanto alla meditazione quanto alla festa, al brindisi condiviso, all’accompagnamento di piatti della stagione.

San Martino e il vino nuovo

Il legame tra il vino novello e San Martino affonda le radici nella cultura contadina. L’11 novembre, giorno dedicato al santo soldato che si fece monaco, segnava tradizionalmente la fine dell’anno agricolo e l’inizio di un nuovo ciclo. Era il momento in cui si assaggiava per la prima volta il vino ottenuto dalla vendemmia autunnale: “A San Martino ogni mosto diventa vino”, recita un proverbio che ancora oggi risuona in molte regioni italiane. In passato, questa data rappresentava anche la scadenza dei contratti agricoli, il rinnovo delle mezzadrie e l’occasione per fiere e mercati. Non sorprende, quindi, che la tavola fosse imbandita e che il vino nuovo fosse al centro della festa, simbolo di abbondanza e di buon auspicio per l’anno a venire.

Le zone di produzione in Italia

Oggi il vino novello viene prodotto in numerose regioni italiane, da Nord a Sud, con uve e interpretazioni differenti. Il Veneto, la Toscana e l’Emilia-Romagna sono fra le aree più prolifiche, ma anche Lazio, Campania, Puglia e Sicilia hanno sviluppato etichette interessanti. Il Veneto è protagonista con i novelli a base di Merlot, fragranti e fruttati. La Toscana utilizza soprattutto il Sangiovese, che dona freschezza e note di ciliegia. L’Emilia-Romagna è famosa per i novelli da Lambrusco, vivaci e di grande bevibilità ma c’è anche la Cagnina che nella nostra provincia si beve proprio durante la festa di San Martino a Santarcangelo ed è prodotta dalle uve del Terrano (un vitigno del Refosco). Nel Centro-Sud Italia il Primitivo pugliese, l’Aglianico campano o il Nero d’Avola siciliano danno vita a novelli intensi e profumati, capaci di coniugare struttura e immediatezza. La produzione, regolamentata da un apposito disciplinare, prevede che il vino novello possa essere commercializzato dal 6 novembre di ogni anno, una data che precede di pochi giorni la festa di San Martino.

Abbinamenti gastronomici

Il vino novello è un vino versatile e poco impegnativo, ideale per accompagnare piatti autunnali che esaltano la sua freschezza. Alcuni degli abbinamenti più classici e riusciti includono, per esempio, le caldarroste in un’accoppiata eccellente, simbolo delle serate di novembre. Ma anche salumi e formaggi freschi: perfetti per esaltare la bevibilità del vino; oppure piatti di carne bianca o cacciagione leggera come coniglio, faraona o pollo al forno. E, perché no? Zuppe e minestre autunnali come una zuppa di legumi o di zucca. E, naturalmente, dolci della tradizione di San Martino, cioè biscotti e pani speziati tipici di molte regioni. Il carattere fruttato e immediato del novello lo rende anche un ottimo vino da aperitivo, servito leggermente fresco, in grado di accompagnare tartine, finger food e preparazioni semplici.

Un vino che racconta il presente

Sebbene il consumo del vino novello non abbia mai raggiunto i livelli del modello francese del Beaujolais, resta un tassello importante della cultura enologica italiana. Non è un vino da invecchiamento, non è destinato a lungo viaggio o grandi investimenti: è un prodotto che vive nel momento, che invita a cogliere l’attimo e a festeggiare. E forse proprio in questa sua natura effimera risiede il fascino del novello: un vino che dura il tempo dell’autunno, che racconta la vendemmia appena conclusa e che lega ancora oggi le comunità alla memoria agricola e alle antiche tradizioni.

 

L’immagine di copertina è stata creata da un programma di intelligenza artificiale.