La pera è, molto probabilmente, il primo frutto che gustiamo da bambini. Questo perché è facile da schiacciare, è

Pere Williams (wikimedia.org). In copertina, foto di Kit Weller sempre da wikipedia.org

molto digeribile, ha un sapore dolce che ai più piccoli piace moltissimo ed è scarsamente allergenica. Cioè, in sostanza, non provoca mai reazioni allergiche e dunque è un frutto che si può dar da mangiare con fiducia anche ai bimbi. E’ un frutto antichissimo. Come molti altri proviene dall’Asia centrale ed era già conosciuta ai tempi degli antichi greci e romani. L’ormai citatissimo Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, ne cataloga ben 41 diversi tipi. Molti di più di quelli che arrivano oggi sulle nostre tavole che pure non sono pochi.

Le varietà più conosciute iniziano dalla notissima Williams, selezionata alla fine del Settecento in Inghilterra, che è la più coltivata in Italia perché è molto succosa e che è molto utilizzata dall’industria per la preparazione di sciroppi e succhi. Si passa poi alla Decana, selezionata in Francia all’inizio dell’Ottocento. Questa è tondeggiante con buccia giallo-verde e striature rossastre quando è matura. La sua polpa è dolce, gustosa e compatta, molto utilizzata nella preparazione di marmellate e succhi di frutta. Poi c’è la Abate che è di origini francesi, grande, con collo allungato con la buccia giallastra e ruvida, parzialmente rugginosa. La polpa si scioglie in bocca ed è molto succosa. Ancora, la Kaiser, anche questa di origine francese e dal color tabacco rugginoso, dal sapore aromatico. Meno conosciute ma che hanno comunque un certo mercato sono la inglese Conference, diffusasi in Italia intorno al 1950 con buccia è giallo-verde e

Pere Abate (wikimedia.org).

rugginosa e polpa bianco avorio, dolce e aromatica; la Nashi, rotonda, verde con sfumature color terra; la pera dell’Emilia Romagna che gode della Igp (Indicazione geografica protetta), così come la pera mantovana. Particolari sono la cocomerina che è coltivata quasi esclusivamente nel territorio del Comune di Verghereto, in provincia di Forlì – Cesena, luogo del quale è originaria mentre nel resto d’Italia praticamente non esiste e non si conosce o anche la Pera Signura (o Signora) che oggi è a rischio estinzione ed è originaria della valle del fiume Sinni, in Basilicata. E’ stata riconosciuta come presidio slow food, sperando che questo contribuisca a salvarla.

Tornando al paragrafo iniziale, non è che la pera o il suo succo facciano bene solo ai bambini. Nonostante si pensi comunemente che sia un frutto molto dolce, in realtà è indicata anche ai diabetici grazie al ridotto contenuto di glucosio e per l’apporto di fibra solubile che aiuta a impedire i picchi glicemici. Gli zuccheri della pera sono diversificati: c’è il fruttosio, anch’esso adatto ai diabetici perché non influisce sull’indice glicemico e c’è il glucosio che stimola l’efficienza muscolare e la produzione di serotonina svolgendo un’azione antidepressiva alla quale contribuisce anche la vitamina C (4,3 milligrammi ogni 100 grammi) che è uno stimolante della serotonina e anche della noradrenalina. Ambedue sono neurotrasmettitori che alzano il tono dell’umore.

Il contenuto maggiore della pera è però rappresentato dall’acqua (87,40 grammi su 100 grammi). Dunque,

La pera Signura della valle del Sinni.

questo frutto aiuta il nostro corpo a mantenere il giusto equilibrio contribuendo a una buona idratazione. Inoltre, la tanta acqua contribuisce a gonfiare le fibre presenti e questo porta a un corretto funzionamento dell’intestino. Assumere fibre senza bere acqua può avere, infatti, l’effetto opposto di quello desiderato e provocare gonfiori e stitichezza. La pera è anche considerata un rimedio in grado di alleviare la tosse e, in alcune zone d’Italia, è consigliata per far passare i postumi di una sbornia. Questi frutti sono consigliati anche a chi soffre di artrite e gotta perché contengono potassio, pectina e tannino, tre elementi che aiutano a sciogliere l’acido urico.

Per finire, una curiosità. Da dove viene il detto: “Al contadino non fare sapere, quanto è buono il formaggio con le pere”?. Pare che l’origine sia nel proverbio duecentesco francese che recitava: “Oncques Deus ne fist tel mariage comme de poire et de fromage”, ovvero: “Dio non ha mai fatto un matrimonio così riuscito come quello tra la pera e il formaggio”. Dove il formaggio simboleggiava il mangiare dei poveri e la pera il cibo raffinato che solo i ricchi potevano permettersi. Questo proverbio “emigrò” anche nella penisola italica dove a rivisitarlo furono i toscani che, evidentemente, già da allora avevano uno spirito sarcastico e scherzoso. Il detto divenne quello che conosciamo oggi e il suo significato è che non si devono rivelare segreti a tutti, altrimenti non sarebbero più tali.