Quando l’autunno arriva con i suoi colori caldi e le giornate più brevi, in tante piazze italiane si diffonde un profumo inconfondibile: quello delle castagne arrostite. Castagne e marroni, pur simili, non sono la stessa cosa ma entrambi raccontano una storia che unisce gastronomia, letteratura e cultura popolare. Sono frutti (frutti dal punto di vista culinario e commerciale, ma semi dal punto di vista botanico) che più di altri evocano l’idea di convivialità, tradizione e calore familiare.

Castagne e marroni: due fratelli diversi

La distinzione tra castagne e marroni è chiara a chi frequenta boschi e mercati. Le castagne sono più piccole, dalla buccia scura e dalla forma irregolare; i marroni sono più grandi, dalla buccia liscia e chiara, e la pellicina interna si stacca facilmente dalla polpa. Dal punto di vista gastronomico, i marroni hanno un pregio in più: dolci e consistenti, sono ideali per preparazioni raffinate come i marrons glacés o i ripieni delle carni. Non a caso, già nel Cinquecento il naturalista Costanzo Felici definiva i marroni “frutti nobili” rispetto alle più popolari castagne, sottolineandone il valore non solo alimentare ma anche commerciale.

L’albero del pane

Per secoli il castagno è stato una risorsa vitale. Definito “l’albero del pane”, ha nutrito intere popolazioni delle aree montane. I frutti, una volta essiccati e macinati, davano origine alla farina di castagne, utilizzata per polente, focacce e zuppe. Giovanni Pascoli, figlio della nostra Romagna che abbiamo citato più volte in questo blog, ricordava nelle sue prose il valore quotidiano della castagna, capace di “sfamare senza l’aiuto del grano”. Anche un’altra nostra antica conoscenza, Plinio il Vecchio, secoli prima, nella sua Naturalis Historia, descriveva le castagne come alimento già diffuso tra i popoli italici, sottolineandone l’uso in focacce e farine. Così, da Roma antica al Medioevo, fino al Novecento, la castagna è stata compagna di lavoro, guerra e povertà. E ancora oggi conserva un’aura di cibo essenziale, radicato nella memoria collettiva.

Sagre e feste: un rito che resiste

In autunno, borghi e paesi italiani celebrano le sagre della castagna, eredi di riti antichi. Queste feste non sono solo occasioni gastronomiche, ma momenti di comunità e cultura. La Sagra delle Castagne di Marradi, in Toscana, è tra le più celebri: qui si degustano caldarroste, necci e castagnacci, accompagnati dal treno a vapore che ancora oggi attraversa la valle del Mugello. Nel Lazio, Soriano nel Cimino celebra con cortei storici il suo frutto simbolo, mentre in Piemonte e Trentino le fiere dedicate ai marroni attraggono turisti da tutta Europa. Lo scrittore Mario Rigoni Stern, cantore delle montagne, descriveva queste sagre come momenti di ritorno alla comunità: “Ogni castagna sul fuoco è un ricordo acceso”. Una frase che racchiude il legame profondo tra questi frutti e la memoria popolare.

Le ricette della tradizione

Castagne e marroni non sono solo storia e simbolo: sono ingredienti straordinariamente versatili. In queste ricette tradizionali, ad esempio, la castagna è grande protagonista. Caldarroste: regine dell’autunno, preparate sulla brace o in una padella forata. Un cibo povero diventato street food identitario. Castagnaccio: dolce rustico toscano e ligure, con farina di castagne, pinoli, uvetta e rosmarino. Polenta di castagne: un tempo sostitutiva del pane, oggi recuperata come piatto gourmet, da servire con formaggi stagionati e salumi locali. Zuppa di castagne: diffusa in molte valli appenniniche, questo piatto povero ha oggi nuove interpretazioni nei ristoranti di montagna.

I marroni, invece, entrano nelle cucine più raffinate: come i già ricordati  Marrons glacés, nati in Francia ma perfezionati in Italia, simbolo di dolcezza autunnale. Oppure come ripieni di carni pregiate quali tacchino o faraona, piatti spesso serviti durante le feste natalizie. O nella purea di marroni, usata come contorno o base per dolci al cucchiaio.

Dal bosco alla tavola gourmet

In effetti, negli ultimi anni, al di là delle ricette più tradizionali, castagne e marroni hanno conosciuto una nuova vita nelle cucine creative. Chef stellati li propongono in risotti mantecati con crema di marroni, tortelli di castagne e funghi porcini, persino in gelati artigianali e birre aromatizzate. Il loro fascino sta proprio nella capacità di unire la rusticità della tradizione con la sperimentazione contemporanea. Probabilmente aveva ragione Italo Calvino quando, parlando dei cibi contadini, scriveva: “ogni sapore è memoria e invenzione allo stesso tempo”.

Proprietà nutrizionali

Oltre al gusto, le castagne vantano un profilo nutrizionale interessante. Ricche di carboidrati complessi, forniscono energia a lento rilascio; sono fonte di potassio e magnesio, utili al benessere muscolare e nervoso. Inoltre, la farina di castagne è naturalmente priva di glutine, e si presta quindi a ricette adatte ai celiaci.

Un simbolo che resiste

Dalla letteratura alla cucina, dalle sagre popolari ai ristoranti stellati, castagne e marroni continuano a raccontare l’Italia dell’autunno. Sono frutti che parlano di boschi, di comunità, di resistenza nei secoli. E che oggi, tra innovazione e riscoperta, restano protagonisti della tavola. Come scrisse Giosuè Carducci in una delle sue odi dedicate alla natura appenninica: “Le castagne fumano al focolare, ed è festa nei cuori semplici”. Una frase che, ancora oggi, restituisce tutto il calore di questo frutto senza tempo.

L’immagine di copertina è stata creata da un programma di intelligenza artificiale.