Continuiamo a scrivere dei frutti e dei cibi di stagione. Oggi, dopo i cachi, i cavoletti di Bruxelles e la melagrana, parliamo delle noci che sono i frutti dell’albero scientificamente definito juglans e che noi abitualmente chiamiamo noce. Juglans deriva dal latino Jovis glans (ghianda di Giove). Già il fatto che dagli antichi latini fosse definito come un frutto sacro a Giove, la dice lunga sulle sue qualità e sulla sua storia. Del resto, tutti gli studi concordano nel dire che l’albero delle noci fosse presente sulla terra ben prima dell’arrivo dell’uomo, per cui…

Sembra che l’albero delle noci fosse originario dell’Asia Minore e venne introdotto in Europa dai re persiani. Il

Un gheriglio di noce (foto di Wikipropro 99 da commons.wikimedia.org.

nostro amico Plinio il Vecchio nel suo citatissimo “Naturalis Historia” racconta che le noci venivano importate dai Greci fin dal VII secolo avanti Cristo. Gli ellenici vedevano il noce come un dono regale e lo consideravano un albero profetico. E nella loro mitologia riveste un ruolo piuttosto importante. Narrano le antiche leggende che Dioniso, ospite presso Dione, re della Laconia, s’innamorò di Caria, una delle sue giovani figlie. Orfe e Lico, sorelle maggiori di Caria, invidiose delle attenzioni che Dioniso riservava alla sorella, andarono a informare il padre del loro amore. Dioniso, infuriato, le fece impazzire per poi trasformarle in due rocce. Ma Caria morì di dolore per aver perso le sorelle. Allora Dioniso la trasformò in un albero di noce dandole la possibilità di produrre frutti fecondi. La morte di Caria fu annunciata dalla dea Artemide ai Laconi, i quali ordinarono la costruzione di un tempio il cui ingresso presentava delle statue scolpite proprio in legno di noce. Queste statue raffiguravano delle figure femminili che vennero poi chiamate “Cariatidi” e che finirono per adornare tantissimi templi di epoca classica, compresa l’acropoli di Atene.

Le leggende riguardo alle noci sono numerosissime e anche le credenze contadine del tempo che fu. Secondo alcune di queste portare delle noci in tasca o in una borsa rafforzerebbe il cuore e curerebbe i dolori reumatici; ricevere in dono un sacchetto di noci favorirebbe la realizzazione dei propri desideri; mettere noci in un cappello o intorno alla testa aiuterebbe a prevenire il mal di testa; se una donna desidera sposarsi ma non concepire, il giorno delle sue nozze dovrebbe mettere nel suo corpetto tante noci tostate quanti sono gli anni in cui vuole restare senza avere figli. E per finire, in Puglia l’usanza popolare vuole che le donne portino in tasca una noce per tenere lontano le malattie e il malocchio.

Un noce (foto tratta da commons.wikimedia.org). In copertina, foto di marijana1 tratta da Pixabay.

C’è poi la leggenda della notte di San Giovanni (che si sovrappone completamente a Litha, la festa pagana del solstizio d’estate) la quale narra che nella notte del 24 giugno le streghe, a capo delle quali vi è Diana, sciamano a migliaia nei cieli recandosi al gran sabba che si tiene sotto il noce della città di Benevento (che infatti è conosciuta come la città delle streghe). Del resto, la convinzione che streghe e diavoli scegliessero il noce per i loro sabba era diffusa in tutta Italia.

Venendo, più prosaicamente, ai giorni nostri, possiamo dire che le noci più coltivate nel nostro Paese sono quelle di Sorrento, il gheriglio (i due lobi croccanti che si mangiano) è di media grandezza e ha forma ovale mentre il guscio è di colore chiaro, poco rugoso e sottile, la forma invece è allungata o tondeggiante. Altre tipologie di noce sono la Franquette, grande e ovale, la californiana Hartley a forma di cuore e la Chandler, sempre californiana e a forma di cuore ma con il gheriglio molto chiaro, quasi perlato. Per ciò che riguarda i valori nutrizionali, le noci sono ricche di proteine, lipidi, grassi, acqua e fibra. Contengono minerali quali potassio, fosforo, magnesio, calcio e in piccole quantità anche ferro, zinco, selenio e rame. Fra le vitamine, invece, troviamo la A e la E. Cento grammi ci regalano circa 659 chilocalorie.

Le noci sono ricche di omega 3 che le rendono un buon integratore per l’alimentazione. Contengono anche acido

Foto di Pezibear tratta da Pixabay.

oleico, presente anche nell’olio di oliva, che contribuisce alla riduzione dei livelli di colesterolo. Se sono secche, sono particolarmente indicate come tonico del sistema nervoso, mentre quelle fresche sono utili in caso di anemia e malattie della pelle. Mangiare noci favorisce la produzione di emoglobina nel sangue e grazie all’acido ellagico rinforzano il sistema immunitario. Contengono, poi, la melatonina che aiuta a regolare il ciclo del sonno; calcio e fosforo che mantengono ossa e denti in buona salute; magnesio che aiuta la pressione arteriosa, il sistema nervoso e favorisce lo sviluppo muscolare; potassio importante per la salute del cuore e l’arginina importante per l’espulsione di materiali di scarto. Come dicevamo, possono essere consumate sia secche che fresche e si prestano a moltissimi usi. Frullate fresche, ci danno un buonissimo burro; se spremute, un olio da usare in cucina o in estetica. Col mallo (la scorza di colore verde che contiene i gusci), invece, è possibile preparare il famosissimo liquore nocino.