Una proposta cicloturistica leggermente più impegnativa di quelle che di solito vi sottoponiamo: si tratta di pedalare, in bici da corsa, gravel o mountain bike dall’Hotel Doge, fino a Urbino, magnifica città rinascimentale delle Marche. Da Riccione sono poco meno 120 chilometri fra andata e ritorno e ci sono da affrontare numerosi saliscendi (l’ultimo è la salita verso il capoluogo marchigiano che si trova a 485 metri sul livello del mare). La lunghezza del percorso e la strada che è un continuo “mangia e bevi”, per dirla in gergo ciclistico, impongono di affrontare questo bel giro con alle spalle un minimo di allenamento.

Partendo dall’hotel, lasciatevi il mare alle spalle e salite fino alla strada statale 16. Pedalate verso sud fino al bivio di via Puglia e seguite le indicazioni per Morciano di Romagna. Morciano è il cuore commerciale della Valconca fin dal medioevo e ancora oggi, nel mese di marzo, vi si tiene un’importantissima fiera tradizionale, quella di San Gregorio.

Saliscendi cicloturistico verso Urbino

Fin qui avremo percorso circa tredici chilometri, tutti in pianura ma, da Morciano, si deve prendere in

Sosta a Montefiore Conca (foto Apt Servizi Regione Emilia Romagna) In copertina, Palazzo Ducale a Urbino (foto Wikimedia Commons).

direzione di Montefiore e a questo punto la strada comincia a salire in maniera leggera ma costante e con qualche strappetto, perché questo paese di poco più di 2000 abitanti, è posto a 342 metri sul livello del mare. Avendo tempo, si potrebbero visitare il castello malatestiano (uno dei tantissimi della zona) e il santuario della Madonna di Bonora, immerso nel verde e meta di pellegrinaggi da parte degli abitanti della Valconca.

Da Montefiore si va verso il confine con le Marche. Si scende per un paio di chilometri per poi risalire verso il piccolo Comune di Tavoleto che è già in provincia di Pesaro e Urbino. Da lì, ancora discesa per quattro chilometri verso la frazione di Casinina e poi, seguendo le indicazioni per l’altra frazione di Schieti, si attacca finalmente la salita verso Urbino.

Urbino, patrimonio mondiale dell’Umanità

La città dei Montefeltro, storica rivale della Rimini dei Malatesta in epoca rinascimentale, è davvero uno scrigno di bellezze. Il centro storico già di per se stesso, per com’è concepito, sembra ispirarsi al dipinto “La Città Ideale” che si trova nelle sale del Palazzo Ducale adibite a museo. L’Unesco ha deciso di tutelarlo, anni fa, come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Grande merito va a Federico da Montefeltro che decise di far lavorare in Urbino le più grandi menti del suo tempo. In poche centinaia di metri quadrati si concentra un patrimonio che ha segnato l’arte e l’architettura d’Europa per molti decenni. Ma, lasciata la bicicletta, quali sono le cose da vedere assolutamente? Sono tante ma almeno un paio non le dovete perdere: Palazzo Ducale e la Galleria Nazionale delle Marche all’interno dello stesso Palazzo Ducale.

Urbino, grandi architetti

Ritratto di Gentildonna di Raffaello (Wikipedia).

Palazzo Ducale è una piccola città fortificata dentro la città, voluta da Federico da Montefeltro e costruita a partire dal 1444. L’opera vide impegnati diversi architetti, vere “archistar” dell’epoca, per più di trenta anni: Maso di Bartolomeo, Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. Le due testimonianze più belle di questa opera sono la “Facciata dei torricini”, forse il punto più fotografato di Urbino e “Lo studiolo del Duca” definito dai critici uno “scrigno di bellezza, di raffinatezza, di prospettiva…“.

Circa ottanta sale di Palazzo Ducale ospitano la Galleria Nazionale delle Marche con importanti quadri di Raffaello (che a Urbino è nato), Tiziano e Piero della Francesca. La collezione raccoglie opere dal 1300 al 1600, in prevalenza dipinti ma anche mobili, sculture, arazzi e disegni. Le opere principali si trovano al primo piano, divise tra gli appartamenti dove il Duca e la sua famiglia vivevano. Nell’appartamento del Duca ci sono due capolavori di Piero della Francesca: la Flagellazione di Cristo e la Madonna di Senigallia. Seguono lo Studiolo del Duca e diverse sale di rappresentanza dove sono esposte la “Città Ideale” (di difficile attribuzione), la Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand e la Profanazione dell’Ostia di Paolo Uccello. Non poteva mancare un’opera opera di Raffaello (Ritratto di Gentildonna) accanto alla Resurrezione e all’Ultima Cena di Tiziano.

Urbino, crescia e casciotta

Tante altre sarebbero le cose da vedere (Dall’Oratorio di San Giovanni alle rampe elicoidali di Francesco

La Casciotta d’Urbino.

di Giorgio Martini) ma un giorno non vi basterebbe. Vi consigliamo, però, di fermarvi a pranzo in qualche ristorante e farvi preparare una crescia con la Casciotta di Urbino. La crescia è una sorta di piadina con aggiunta di pepe che si accompagna con salame, prosciutto e, soprattutto, con la Casciotta, un pecorino D.O.P. di origini antiche molto apprezzato anche da Michelangelo Buonarroti. La storia racconta (ci sono fonti scritte in proposito) che Michelangelo avesse un domestico, al quale era molto affezionato, di nome Francesco Amadori (o Amatori), detto “L’Urbino”. Questo Amadori, nato a Casteldurante (oggi Urbania), un giorno gli portò in omaggio alcune forme di Casciotta. A Michelangelo piacquero così tanto che da quel momento le volle sempre sulla sua tavola. Non solo, fece ancor di più: acquistò nell’allora Ducato di Urbino ben tre poderi con relative greggi di pecore pascolanti, proprio a ridosso di Casteldurante. Diede disposizioni ai contadini su cosa fare e come dividere i frutti del lavoro della terra, ma decise di tenere per sé tutta la produzione di questo cacio, che tanto amava. Gustare il formaggio di Michelangelo dopo aver visto capolavori di Raffaello, Piero della Francesca, Tiziano… quanti motivi per una gita cicloturistica a Urbino.