Settembre si avvicina a grandi passi e con lui si avvicina la stagione dei fichi, frutti tipici della fine dell’estate, succosi e dolci. In realtà, non tutti i fichi maturano nello stesso periodo. I fioroni, ad esempio, maturano da metà giugno circa a tutto luglio; i forniti sono pronti in agosto e a settembre mentre le qualità tardive sono al punto giusto da fine settembre a tutto novembre. Le varietà di questo frutto sono tante in tutto il bacino del Mediterraneo, dove la sua coltivazione è nota da millenni. Pensate che in Italia se ne contano circa una ventina di specie, se non di più.

Il Fico nella storia

La storia racconta che le origini di questa pianta vengono dalla Caria, una regione dell’Asia Minore che

foto di furfkanfdemir da pexels.com. In copertina, foto da pexels-pixabay.

oggi corrisponde alla zona costiera della Turchia di fronte all’isola di Rodi. Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole palestinesi ed egiziane. In seguito, divenne un frutto amato nell’antica Grecia e poi a Roma, sempre circondato di un’aura mistica e tenuto in altissima considerazione per le grandi qualità nutritive e curative. Presso i greci il fico era l’albero sacro ad Atena e Dioniso; i suoi frutti si offrivano agli dei e si consumavano nelle celebrazioni religiose, quali i misteri Eleusini. La leggenda narra che Polifemo, figlio di Poseidone, fu il primo a scoprire il segreto del latte dei fichi capace di far coagulare il formaggio, tecnica poi descritta sia da Aristotele che da Ippocrate. Platone ne andava matto, tanto da essere soprannominato “il mangiatore di fichi”, ed era convinto che migliorassero l’intelligenza. Anche gli antichi romani celebrarono il fico, associandolo alla nascita della città eterna: il famoso cesto con dentro Romolo e Remo, prima di essere trovato dalla lupa, si fermò miracolosamente sotto un albero di fico lungo il Tevere. I Romani usavano, esattamente come facciamo noi ancora adesso, regalare a Capodanno fichi e miele per buon augurio. Dopo la scoperta dell’America questa pianta si diffuse in tutto quel continente e poi, attraverso viaggi commerciali, in Sudafrica, in tutto l’Oriente per giungere, infine, in Australia.

Il fico nella leggenda

Formaggio e fichi. Foto di Martin Alargent da da pexels.com.

Il fico c’è sempre nei miti fondanti delle religioni: il cristianesimo inizia con Adamo ed Eva che si coprono con le foglie di fico (alcuni biblisti affermano che il frutto del peccato non fosse la mela ma proprio il fico), mentre nell’islam il profeta Maometto parlò per la prima volta sotto un fico. E Buddha ricevette l’illuminazione proprio sotto una pianta di fico. Nella Magna Grecia veniva piantato davanti alle case e ai templi perché considerato di buon auspicio e i suoi frutti erano alla base dell’alimentazione di quelle popolazioni. Le leggende a volte sono molto simili e ci si accorge di come abbiano un’unica antica matrice comune. La mitologia greca racconta che Gea, la dea Terra, sfuggì ai fulmini di Zeus riparandosi sotto alle foglie di un fico. Secondo una leggenda più tarda, Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù sfuggirono alla persecuzione di Erode nascondendosi sotto un fico che allargò le sue foglie abbastanza da nasconderli alla vista dei soldati del re.

Il fico nella botanica

Dal punto di vista botanico, la specie ha due forme che possono essere definite come piante maschio e piante femmina. La prima, detta caprifico, costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non

Foto di Dina Nasyrova da pexels.com.

eduli (non mangiabili), mentre la seconda (fico vero) è la pianta femmina che produce frutti eduli con i semi contenuti all’interno. Come sempre, le cose non sono così semplici: il caprifico ha nel frutto parti complete sia per la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline) che per la parte maschile (che produce polline); la parte femminile è però modificata da una microscopica vespa che vive negli ovari e per questo è sterile. La pianta di caprifico, a causa di questa vespa, svolge quindi esclusivamente (o quasi) una funzione maschile, producendo polline e facendolo trasportare dalla vespa. Solo le femmine della vespa sciamano fuori dal frutto portando con sé il polline che “regalano” al fico vero che quindi può far maturare i semi che diventeranno frutti di lì a qualche tempo. L’uomo, poi, ci ha messo le mani riuscendo a selezionare una gran quantità di tipologie di fico che non hanno bisogno di essere fecondati dalle minuscole vespe per maturare (tecnicamente si chiama maturazione partenocarpia). Ma questa è un’altra storia.

Noi concludiamo dicendo che il fico ha poche calorie (un frutto, solo 47) e neanche un po’ di colesterolo. Contiene vitamine e minerali, soprattutto potassio e calcio, ma è ricchissimo di zuccheri. Per cui non è adatto a chi soffre di diabete.