Chiudiamo la prima parte dei racconti sugli animali autoctoni a rischio estinzione che abbiamo affrontato in

Qui sopra e in copertina, un gruppo di Mugellesi colorazione dorata frumento. (foto Maurizio Pavone su wikimedia.org).

diversi articoli di questo blog: dalla pecora quadricorna al grigione del Montefeltro, fino alla mora romagnola. Lo facciamo scrivendo delle galline mugellesi, una razza nana tipica del Mugello ma diffusa nelle campagne di tutta la Toscana, a partire dagli inizi del Novecento. Purtroppo, con l’inizio dell’utilizzo delle incubatrici nell’allevamento, la gallina mugellese, non ritenuta sufficientemente ricercata e di valore, si avviò verso un forte ridimensionamento, sopravvivendo solo nei cortili delle case di alcune zone della Toscana e rischiando, di fatto, l’estinzione. Solo nel 2017 la FIAV (Federazione Italiana Associazioni Avicole), sotto la spinta di singoli allevatori e amanti di questa razza ha iniziato il suo recupero, sostenendo l’importanza della biodiversità avicola, in quanto patrimonio culturale e territoriale. Oggi possiamo dire che il rischio estinzione è senz’altro rimandato ma c’è mancato davvero poco.

La mugellese è molto conosciuta per essere una gallina vivace e predisposta alla cova, dato che gli esemplari di questa specie sanno prendersi cura anche delle uova di altri volatili come anatre, oche o, ancora, galline ovaiole e fagiani. Insomma, veniva e viene impiegata come balia per le galline da “reddito” perché ha un istinto naturale alla cova. Dopo aver deposte le sue uova (di solito una quindicina), scatta in lei la necessità di prendersi cura di tutte le uova che vede. E questo istinto può durare addirittura per dodici mesi di seguito.

Le galline e i galletti mugellesi nani arrivarono in Italia dall’Asia, dall’incrocio di razze locali come la Brahma, la Cocincina e la Langshan e le razze mediterranee. L’Asia, in effetti, è considerata il territorio centrale d’origine da cui si diffuse il pollo come volatile nel resto del mondo. Il termine asiatico Bantam, usato per indicare il pollame nano, indicava il porto dal quale gli inglesi commerciavano questa razza come prodotto da allevamento. Bantam è oggi un piccolo porto indonesiano di puro interesse locale.

Un gallo e una gallina mugellesi.

Per essere riconosciuta come mugellese di razza, un galletto o una gallina deve avere la colorazione “dorato frumento” oppure “selvatico oro”. La struttura di queste galline è compatta e proporzionata, a eccezione delle zampe che sono leggermente tozze. La morfologia ricorda quella di un polletto di campagna. Il collo arcuato non è eccessivamente lungo, le ali e il busto sono molto grandi, così come il petto e la coda. I maschi e le femmine di questa specie differiscono in modo deciso. La gallina ha un piumaggio spento e mimetico, in grado di permetterle la fuga di fronte ad eventuali predatori e, in genere, la sua livrea o tegumento (insieme dei colori) si rifà ai colori grigio-marroni per il corpo, al nero per la coda e all’oro per il collo. Nel maschio, invece, i colori sono più vivaci. Il piumaggio si dirama nelle tonalità del rosso mattone e dorato con striature di nero per il collo, rosso vivo per la cresta, barbigli e orecchioni, petto e ali rossi scuro. La coda, tendenzialmente nera con riflessi verdi è piuttosto folta, gli speroni sono corti e tarchiati. Il peso di un esemplare maschio si aggira attorno al chilogrammo e poco più, mentre quello della femmina non supera gli ottocento grammi. Gli occhi, sia nei maschi che nelle femmine, sono abbastanza grandi e molto vispi e presentano una colorazione brillante che tende a sfumare verso colori molto scuri. Durante il periodo della cova, le uova deposte appaiono piccole, biancastre e numerose.

Uno dei fattori favorevoli per i quali la mugellese è stata “salvata” e “rimessa in circolazione è che l’allevamento di questa razza di volatili è abbastanza semplice. Mediamente, per allevarla in pollaio sono necessari pochi accorgimenti. Occorrono un posatoio, cioè il “trespolo” sul quale le galline andranno ad appollaiarsi per riposare; un nido collettivo, cioè la zona in cui le galline vanno a depositare le uova; una mangiatoia per il becchime; un abbeveratoio per l’acqua; una rastrelliera; un cortile ampio e aperto dove queste galline possano scorrazzare.

Se, per caso, vi è venuta voglia di comperarne qualcuna, sappiate che è indispensabile che queste rimangano chiuse

Un galletto mugellese.

all’interno del pollaio per almeno una settimana, in modo che sia possibile per loro adattarsi al nuovo ambiente, prima di liberarle nel cortile. Una volta raggiunti i quattro mesi di età, inizieranno a deporre le uova. Per favorire la cova, è necessario che il nido collettivo sia ricoperto di paglia o fieno: è possibile raggiungere questo obiettivo chiudendo le galline all’interno del pollaio fino al pomeriggio, evitando così che scelgano di deporre le loro uova all’esterno. La mugellese può deporre e covare tutto l’anno. Infine, è necessaria una corretta alimentazione per favorire la cova: ci vuole dell’erba verde: nel caso dovesse scarseggiare nel prato, sarà possibile somministrare scarti vegetali di ortaggi vari.