L’articolo scritto qualche mese fa su Luigi Veronelli ha riscosso molto interesse e alcuni lettori del nostro piccolo blog ci hanno chiesto di parlare ancora di questo personaggio rimasto nell’immaginario collettivo di tanti soprattutto per le sue trasmissioni televisive degli anni ’60 e ’70 che pure sono una parte marginale della sua attività in difesa dell’agricoltura e della enogastronomia italiana.

Veronelli scrittore e giornalista

In effetti, un personaggio così poliedrico merita che si torni a parlare di lui per altri aspetti della sua

Una foto dal portfolio Mondadori: Luigi Veronelli al suo tavolo di lavoro.

personalità, magari meno conosciuti, però quasi sempre legati al cibo. Si potrebbe iniziare, ad esempio, dalla sua capacità di scrittura. Per venti anni tenne una rubrica di enogastronomia sul quotidiano Il Giorno e, di certo, non gliela fecero scrivere perché era un personaggio, ma perché aveva competenza e “scriveva bene”. Giuseppe Prezzolini, noto giornalista, editore e scrittore nonché professore d’Italianistica alla Columbia University negli Usa, scrisse che: “Il vocabolario di Veronelli fa invidia a chi cerca di scrivere con precisione ma senza annoiare”. Un bel riconoscimento, non c’è che dire. Del resto, alcuni neologismi che oggi usiamo con frequenza sono sue invenzioni. Ad esempio, è stato lui il primo a scrivere: “Vino da meditazione”.

Veronelli al MoMa di New York

Veronelli aveva anche una bellissima calligrafia, molto precisa e ordinata. Non solo, coltivava la passione per i calligrammi. Cos’è un calligramma? Il calligramma, o carme figurato, è un tipo di componimento poetico fatto per essere guardato e contemplato oltre che per essere letto. In questo caso si parla anche di poesia visuale. Nei calligrammi, il poeta disegna un oggetto collegato al tema principale della poesia. Per esempio, se nella poesia si parla di un castello, le lettere del testo vengono scritte e disposte in modo da formare l’immagine di un castello. A volte però il disegno che scaturisce dalle poesie visuali scritte non ha nessuna relazione con il tema dell’opera. Beh… Veronelli era talmente bravo anche in questo che una sua poesia/opera intitolata “In Ogni Bicchiere di Vino il Volto di una Donna”, sviluppata insieme all’artista Silvia Coppola, è stata esposta al MoMa di New York, il più importante museo d’arte moderna al mondo.

Veronelli designer

Ricchezza del linguaggio, calligrafia e calligrammi, si accompagnavano anche a una capacità di disegnare da vero professionista. Così, alle passioni enogastronomiche accompagnò anche l’amore per il design. Con Achille e Pier Giacomo Castiglioni, architetti e designer che hanno segnato il Ventesimo secolo, realizzò gli Orseggi, un’originale linea di bicchieri che andava dalle flute al balloon. Inventò una pentola in legno per il forno che fu poi usata dallo chef stellato Italo Gritti e anche ElleVi, un porta tappi da appendere al collo della bottiglia.

Veronelli editore

Carla Fracci, fra le firme della rivista L’Etichetta.

Tra le tante iniziative editoriali alle quali diede vita (almeno tre ebbero a che fare con la politica ché Veronelli si professava anarchico) ce n’è una che merita uno sguardo attento da parte nostra. E’ la rivista che si chiamava L’Etichetta: un inno al vivere bene e ambasciatrice del made in Italy tanto da far dire a diversi editori e giornalisti, anche stranieri, che questo era di gran lunga il periodico migliore al mondo nel trattare del buon vivere. Del resto, con lui collaboravano personaggi del calibro di Carla Fracci, alla quale affidò una rubrica sui gioielli da indossare a teatro o dell’amico Gianni Brera che scriveva di scopone scientifico. Già sul primo numero, uscito nell’autunno del 1983, le firme presenti erano tra le più prestigiose. A parte Brera, tra gli altri, firmarono per Veronelli: Giovanni Arpino, Ottavio Missoni e Sandra Milo.

Veronelli e la sua scrittura

Per darvi un’idea della ricca prosa di Luigi Veronelli, della quale abbiamo parlato all’inizio, pubblichiamo

La copertina del primo numero de L’Etichetta.

di seguito l’editoriale del primo numero de L’Etichetta, un vero manifesto del buon vivere. “Sia intesa come regola, pratica, costume e («più correttamente d’ogni altro», scrive, nel 1600, Lorenzo Magalotti, Roma 1637 – Firenze 1712) stile, sia come insegna, targhetta, cartellino a distinguere un manufatto, pochi altri nomi hanno in sé, così chiari, il programma e il messaggio. Io e i miei collaboratori – ciascuno, nel proprio campo, ai vertici – proporremo, in un libro che avrà cadenza trimestrale, a te giovin signore (giovane certo, quantomeno per spirito), ed a te giovanissima amica paritaria, quanto di meglio avremo selezionato, dopo attente minuziose personali sperimentazioni, e con l’esasperata volontà di perfezione.

Argomento gli “incontri” e gli oggetti della tua vita, dal momento del risveglio mattutino (il primo numero, faccio esempio, si apre con tutt’una serie sfiziosa di scendiletto), ora via ora – così da coinvolgere ogni “impegno”, di lavoro (la motocicletta che ti porterà nella buona stagione, l’automobile nella cattiva, il computer, la macchina da scrivere continua continua) e le piacevoli soste: tavola, sport, vacanze – sino al momento del riposo (amore e sonno).

Di persona – «uomo dato alla gola, e a tutti i piaceri sensuali e mondani» – provati da me, goduti da me, scritti da me, ti racconterò la serie lunga e provocante dei cibi, dei vini, delle acqueviti e degli accessori di tavola”. Firmato, Luigi Veronelli.