Vi lancio un’idea per una bella gita in bici (o in auto, se preferite), fuori Riccione: fate un salto in Valconca e andate a Montescudo, un Comune di poco più di tremila abitanti che trovate sulle prime colline alle spalle della Perla Verde. Dopo aver visitato l’antica chiesa della Pace nella frazione di Trarivi e l’attiguo Museo della Linea Gotica; dopo aver dato un’occhiata al teatro Rosaspina, un perfetto esempio di teatro all’italiana dei primi dell’Ottocento e dopo aver visitato un’altra frazione, quella di Albereto, da dove godrete di una visione mozzafiato della Riviera, immersi in un ambiente medievale… beh… dopo tutto questo, tornate nel centro di Montescudo, dirigetevi verso le mura malatestiane e soffermatevi sulla ghiacciaia che trovate proprio a ridosso delle mura.

La ghiacciaia di Montescudo.

Anche questa è di epoca malatestiana, risale al milletrecento circa. La ghiacciaia (o “neviera”) era il “freezer comunitario” dei nostri antenati. In pratica, i cittadini di quell’epoca scavavano una fossa profonda diversi metri (quella di Montescudo arriva a cinque metri sotto terra); rivestivano le pareti di mattoni o pietre e la riempivano di neve e di cibi da conservare. Prima si gettava uno strato di neve che veniva pressato con i piedi e con arnesi simili a badili. Poi, si creava un letto di paglia e foglie secche sul quale si adagiavano i cibi da conservare. Sopra questi, veniva versato e pressato un altro abbondante strato di neve. Poi ancora paglia o foglie secche e cibo. Fino a che la ghiacciaia era riempita fino alla sommità e veniva chiusa con un “coperchio” in muratura.

L’invenzione delle ghiacciaie è naturalmente molto più antica rispetto al nostro medioevo. La prima della quale si abbia notizia certa, era stata costruita a Terqa, antica città sumera oggi in territorio siriano, nel 1780 avanti Cristo. Ciò testimonia molto bene l’esigenza atavica dell’uomo di conservare il cibo per sfamarsi in periodi dell’anno poco propizi alla caccia e alla coltivazione come, appunto, l’inverno. Ma dall’epoca dei sumeri a oggi, quanto sono migliorate le nostre conoscenze sulla conservazione a freddo del cibo? Quanto realmente ne sappiamo e quanto, di quel che sappiamo, è sbagliato?

Per rispondere a queste domande, possiamo rifarci a uno studio internazionale eseguito dalla Food Standard Agency inglese. Secondo i britannici, il 43% delle persone intervistate pensa che il cibo debba essere congelato il giorno stesso dell’acquisto; il 38% che la carne non possa essere ricongelata dopo la cottura e il 36% che gli alimenti possano diventare pericolosi durante la conservazione in freezer. Ma è proprio così? Ok… facciamoci delle domande e diamoci delle risposte.

Gli alimenti congelati hanno una data di scadenza? Sì.

Dipende, ovviamente, dal tipo di cibo e dalla temperatura del freezer. Per esempio: a meno 6 gradi i generi alimentari si conservano per una settimana; a meno 12 per due settimane; a meno 20 per qualche mese e a meno 30 per lunghissimo tempo. In generale, si considera che i piatti pronti possano essere conservati per, al massimo, tre mesi; la carne, a seconda del taglio, fino a un anno; il pesce, a seconda della specie, fino a otto mesi.

Se mangio un cibo che ha superato i tempi indicativi di conservazione, mi avveleno e muoio? No.

Gli alimenti non si deteriorano così tanto a basse temperature. Però, l’azione eccessivamente prolungata dei cristalli di ghiaccio può togliere sapore e consistenza ai vostri piatti preferiti, rendendoli “non gustosi”.

E’ vero che non tutti gli alimenti possono essere congelati? Vero.

Se un cibo è ricco di acqua e grasso, la sua conservabilità sarà molto relativa. Dunque, non dovrebbero essere congelati le maionesi e le salse a base di uova, le creme, la besciamella, i budini, le uova sode e alcuni tipi di verdura, come l’insalata e i cetrioli, oppure i pomodori, le cipolle e il sedano a meno che non siano destinati a essere cotti appena tolti dal freezer. Il pesce andrebbe congelato appena pescato e la carne il prima possibile dopo l’acquisto.

Come si scongela il cibo?

Buona regola sarebbe scongelare gradualmente, magari passando l’alimento in questione dal freezer al frigorifero. Scongelare a temperatura ambiente va bene ma solo se non fa troppo caldo: con il calore eccessivo i batteri contenuti negli alimenti si rianimano e si riproducono e, più è caldo, più la loro azione è veloce. Si può anche scongelare con il forno a microonde (utilizzando la funzione “defrost”) o, se i generi alimentari sono conservati in sacchetti a tenuta stagna, anche sotto l’acqua corrente.

Come e quando devo consumare un cibo scongelato?

Per evitare i danni provocati dai batteri, un alimento scongelato dovrebbe essere consumato entro le 24 ore dallo scongelamento. Piatti cotti o semicotti, possono essere scongelati in forno; i barattoli di sugo a bagnomaria. La pasta fresca, inclusa quella ripiena, va tuffata in acqua bollente direttamente dal freezer.

Posso ricongelare un cibo scongelato? … Uhm… nì.

Posso ricongelare un alimento scongelato a patto che questo, una volta scongelato, sia cotto. Altrimenti, saltando il passaggio della cottura, i batteri si moltiplicheranno velocemente aumentando il rischio d’intossicazione alimentare. La cottura, invece, uccide tutti i batteri presenti nell’alimento che così può essere ricongelato in tutta sicurezza.