Nel corso del tempo, su questo blog abbiamo raccontato diversi personaggi che hanno avuto il merito di interessarsi della salvezza di un animale che rischiava di scomparire dal territorio italiano o romagnolo riuscendo a preservarlo e a farlo, in qualche modo, “rinascere”. Ne abbiamo scritto tracciando le storie di Roberto Dalia e della pecora quadricorna; di Giuseppe Gabrielli e del grigione del Montefeltro; di Mario Lazzari e della Mora Romagnola. Oggi scopriamo un’altra di queste storie ma sul versante dell’agricoltura. Il 16 ottobre 2021 la Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) ha dedicato una pagina del suo sito a un giovane ragazzo romano: Lorenzo Artibani che, da quel momento, è stato conosciuto a livello globale. Ma cosa ha fatto Artibani di così importante?

Foto tratta dalla pagina facebook Orto 2.0. In Copertina, Lorenzo Artibani (foto tratta da www.fao.org).

A Roma, nel 2017, assieme ad altri ragazzi, Artibani ha fondato Orto 2.0, una cooperativa agricola che si è subito dotata di una app con lo stesso nome. Gestita dagli stessi giovani agricoltori, la piattaforma digitale consente ai cittadini di Roma di accedere a verdure locali, fresche e sostenibili. Come funziona? Lo spiegano Artibani e i suoi compari sul loro sito: “Funziona tramite la app e una piattaforma web da cui sarà possibile monitorare e gestire un orto reale anche se non si hanno spazio, tempo e competenze. Il servizio di coltivazione è offerto da noi e dalla nostra rete di partner, lasciando all’utente la gestione e la personalizzazione del proprio lotto. Al termine del processo il cliente potrà scegliere se farsi inviare il raccolto direttamente a casa o venirlo a ritirare sul campo e potrà immettere i propri surplus di produzione all’interno di una community di scambio basata sul baratto. Il servizio offerto è volto a fornire una maggiore consapevolezza ai consumatori riguardo la provenienza e la qualità dei prodotti che arrivano a tavola”.

La app e la piattaforma web danno la possibilità a tutti i cittadini di Roma di affittare 50 metri quadrati di terreno e creare un orto gestito con un innovativo approccio agro-ecologico. Infatti, collega la tecnologia digitale a metodi di coltivazione naturali e promuove l’economia circolare.  Chi acquista il proprio “pezzettino” di orto, sceglierà cosa piantare da un elenco di verdure di stagione ma saranno i “contadini” di Orto 2.0 a coltivare per lui. I prodotti ricavati potranno quindi essere ritirati di persona o essere consegnati a casa dei consumatori entro tre ore dal raccolto.  Riguardo ai metodi di coltivazione naturale, i ragazzi di Orto 2.0 producono fertilizzanti naturali da rifiuti agricoli e compost e usano solo pesticidi naturali a base vegetale. “Grazie alla migliore tutela del suolo – scrive la Fao sul suo sito – Orto 2.0 sta ristabilendo la biodiversità locale e al tempo stesso salvaguarda la salute dei consumatori eliminando l’uso di sostanze chimiche”.

Orto 2.0 è molto attenta anche al sociale, in diversi modi: integrando soggetti svantaggiati nel mondo lavorativo

Foto tratta dalla pagina facebook Orto 2.0.

avvalendosi di collaborazioni con cooperative sociali e onlus; proponendo pratiche di riabilitazione alternative del disagio e della disabilità; riavvicinando i giovani alla terra stipulando accordi di alternanza scuola/lavoro con gli istituti agrari limitrofi; dando la possibilità agli studenti di affacciarsi alla facoltà di Biologia. Inoltre, si sforza di ridurre gli sprechi alimentari su più livelli rendendo efficienti le tecniche di coltivazione su piccoli spazi; programmando la produzione; eliminando di netto l’intero passaggio della distribuzione. Gli sprechi potranno essere programmati e immessi, prima del deperimento, all’interno di una community di scambio o potranno essere trasformati in conserve. Un aspetto socio-urbanistico molto importante è la rigenerazione di spazi urbani periferici con delle coltivazioni non invasive e l’attirare su di queste competenze professionali e buone pratiche.

Secondo la Fao “Con Orto 2.0 l’eroe dell’alimentazione Lorenzo e i suoi collaboratori rendono l’alimentazione delle persone più sana e più sostenibile, le ricollegano alla natura e creano al tempo stesso sistemi alimentari urbani più locali, inclusivi e resilienti”. “Siamo convinti che la trasformazione dei nostri sistemi alimentari implichi ricollegare le persone alla natura. – Sostiene Lorenzo. – Affinché ciò avvenga, è necessario colmare il divario tra produttori e consumatori, ristabilendo il contatto con la terra, l’acqua, le sementi, le piante e tutti gli esseri viventi”. Lorenzo Artibani è uno di noi.