Vincenzo Buonassisi, nato all’Aquila il 7 gennaio 1918 e morto a Milano il 25 gennaio 2004 è stato un talento

poliedrico: critico gastronomico, musicale, televisivo e anche paroliere. Nel 1968 Louis Armstrong e Lara Saint Paul parteciparono al Festival di Sanremo con “Mi va di cantare”. Il pezzo era stato scritto da lui con Giorgio Bertero, Marino Marini e Aldo Valleroni. Oltre a scrivere di critica televisiva, fu anche l’autore di una rubrica a tema gastronomico all’interno dell’Almanacco del Giorno Dopo. Probabilmente molti di voi ricorderanno questo programma che, fra il 1976 e il 1992, andò in onda tutti i giorni alle 19.45 prima del Tg1. Dentro questo “contenitore” c’erano varie rubriche. Quella di cucina era appunto curata da Buonassisi.

Buonassisi e l’Accademia Italiana della Cucina

La copertina de “Il Cuciniere Italiano”. Foto di Flavio Semprini. In copertina, Buonassisi ritratto sulla copertina del libro: “Il Nuovo Codice della Pasta”, edito da Bur.

Una tale poliedricità viene da un lungo percorso professionale e umano. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza a Roma (dove si trasferì con i genitori sin dall’età di sei anni), prestò servizio nell’esercito nel corso del secondo conflitto mondiale, guadagnandosi una medaglia al valore. Divenne poi cronista al Corriere della Sera, occupandosi soprattutto di musica lirica, tv e costume ma già da allora avvertiva un forte interesse per la cucina. Vi ricordate questo articolo nel quale parlavamo di Orio Vergani? Ebbene, il 29 luglio 1953, Vincenzo Buonassisi era a quella cena all’Hotel Diana di Milano quando Arnoldo Mondadori, Donà delle Rose, Giò Pomodoro e altri raccolsero l’invito di Orio Vergani a rivalutare la cucina regionale italiana e, tutti assieme, fondarono l’Accademia Italiana della Cucina. Era stato invitato alla riunione proprio da Vergani, allora già affermato giornalista del “Corrierone”, che ne aveva intuito la passione per l’enogastronomia.

 

Buonassisi gatronomo – divulgatore

Buonassisi passò poi dal Corriere alla Tv, dedicandosi alla critica enogastronomica televisiva. Sempre grazie al talento poliedrico che possedeva, in quegli anni in Rai lavorò anche con Mario Cervi a «L’uomo è nato inventore» e con Mike Bongiorno al mitico quiz «Lascia o raddoppia?», uno dei capisaldi dell’intrattenimento televisivo italiano di tutti i tempi. Super premiato per tutte le sue attività, Buonassisi ha scritto numerosi libri, manuali, ricettari e saggi storici legati alle specialità gastronomiche. Ha rispolverato vecchie ricette, ma ha anche dimostrato grande attenzione alle novità. Con umiltà, senza volersi sostituire ai cuochi (cosa che qualche suo epigono moderno si compiace di fare…). Era soprattutto un grande divulgatore e per questo resta importante tutta la sua opera editoriale dedicata alla buona tavola regionale vista come un aspetto essenziale della cultura nazionale.

Buonassisi scrittore

Buonassisi pubblicò tantissimo. Oltre ad aver diretto la rivista “Tutto

Una curiosità, un libro di Buonassisi tradotto in inglese per i mercati anglosassoni.

Cucina”; fu autore con Luigi Carnacina (altro grande personaggio dell’enogastronomia italiana che abbiamo trattato), de “Il Libro della Polenta” e di “Roma in Cucina”. Scrisse anche “Il Codice della Pasta”, con più di mille ricette tutte dedicate alle tante variabili di tutti i primi piatti possibili e immaginabili; i sette volumi del “Cuciniere Italiano” nel quale raccolse il meglio della cucina nostrana del tempo; “Il Libro della Pizza”, con oltre trecento ricette per preparare pizze ma anche focacce e torte salate… e fu autore di tanti altri libri. Scrisse anche un romanzo giallo a sfondo gastronomico: “Polpette & Pallottole – Romanzo Afrodisiaco di un Cuoco Diabolico” e anche due libri che ancora oggi sono attualissimi: “Lo scapolo in cucina” del 1966 e, suo ultimo lavoro, “Single in Cucina” edito nel 2003.

Buonassisi ci lascia

Vincenzo Buonassisi morì nel reparto di riabilitazione del Pio Albergo Trivulzio il 25 gennaio 2004. Una settimana prima era stato colpito da una bronchite che non era riuscito a superare. La sua grande opera di divulgazione televisiva ed editoriale resta uno dei capisaldi fondamentali per comprendere la storia e l’evoluzione dell’enogastronomia italiana nel corso degli ultimi settanta anni.