Gli strozzapreti
Gli strozzapreti (strozaprit) sono un’antica pasta a forma di grossi cannelli lunghi un pollice ancora oggi presente in tutta l’Italia Centrale, soprattutto in Umbria, Lazio, Marche ed Emilia-Romagna, ossia l’antico Stato della Chiesa. Nascono come pasta tipica dei giorni di festa della borghesia o per tavole nobiliari e clericali. Sono talmente popolari che hanno l’onore di essere citati nella poesia vernacolare romanesca. Sono i protagonisti del sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli “La scampaggnata” dove al verso 8: «…de strozzapreti cotti cor zughillo». La testimonianza del Belli, osservatore molto attento degli usi della borghesia e del popolo più abbiente dell’Ottocento, è preziosa e chiosa in nota al sonetto che si tratta di “cannelletti di pasta essiccata, lunghi un pollice” da condire o cuocere col “sughillo alla napolitana”, ovvero “sugo di stufato”. Una novità assoluta per condire la pasta!
Per tutto l’Ottocento e addirittura fino ai primi decenni del Novecento non sono mai stati pasta da cuocere ad uso di alimento contadino e neanche popolare cittadino, come oggi invece a torto si ritiene, ciò a causa dell’alto costo del grano e delle sue farine. Anche in Romagna è tradizionalmente un piatto che compariva sulle tavole dei padroni quando i contadini mangiavano piada gialla, cioè mista di farina di grano e mais. Non appartengono alle paste più nobili della nostra terra in quanto si fanno senza uova, una mancanza imperdonabile per la pasta, che col tempo è diventata una caratteristica apprezzata e un po’ snob. Pur non essendo di nascita nostrana, diciamo di averli avuti in adozione e per questo li annoveriamo come pasta figlia della Romagna e con tutti gli onori del caso.
Il nome bizzarro non lascia dubbi circa il livore che ha sempre accompagnato la figura ecclesiastica in grande parte della gente; è anche interessante notare che un nome così stravagante sia diffuso in diverse regioni italiane pur indicando piatti differenti. L’etimologia del nome si farebbe addirittura risalire ai verbi greci straggalào, (arrotolare) e prepto (incavare). Nell’idioma napoletano con il sostantivo strangulapriévete si designano degli gnocchi semplici, fatti con acqua, farina e sale. Il nome di questa pasta ha come madre numerose leggende. In Romagna sono diverse le storielle che cercano di spiegare questo stravagante nome e tutte si basano sul diffuso anticlericalismo
Nato a Misano Adriatico (RN) nel 1951, mi sono diplomato come perito chimico industriale nel ’70 e laureato in farmacia nel ’74.
Ho collaborato per 3 anni con le farmacie di Riccione, per essere poi assunto nel settore ospedaliero, settore analisi e trasfusioni di sangue.
Ad oggi, mi occupo di diagnostica per immagini nel settore veterinario.